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Caccia alle streghe tra passato e presente

Tutti abbiamo sentito almeno una volta nella nostra vita la frase “Tremate tremate le streghe sono tornate”, ma sicuramente ci è meno noto il motivo della sua diffusione. Essa venne utilizzata dalle femministe degli anni ‘70 del secolo scorso e, nel seguente articolo, cercherò di spiegare la concezione di “strega” nell’ambito della caccia alle streghe e il motivo per cui è (ed è stato) importante trattare quest’argomento.

Il fenomeno della caccia alle streghe consistette nella persecuzione di persone presunte praticanti di stregoneria e si sviluppò indicativamente dal 1450, fino al 1750. Esso contò 50 mila vittime in Germania, 15 in Polonia, 10 in Francia, 9 in Svizzera, 5 in Italia e 4,5 nel resto d’Europa. Di queste la maggior parte furono donne, ma in Estonia, Russia e Islanda le vittime più numerose furono uomini. Per quanto riguarda l’Islanda, il motivo primario comprese il fatto che, nella società norrena pre-cristiana, gli uomini erano principalmente coinvolti nel lancio di rune speciali; di conseguenza, la maggior parte delle accuse riguardava uomini trovati in possesso di vecchie rune. Nel cristianesimo orientale (Estonia e Russia) non era diffuso nessun fanatismo riguardante la concezione della donna come “contenitore del male”, poiché considerata più incline ad andare contro la fede e a stringere patti col diavolo a causa della sua “mancanza di intelligenza” differentemente da un uomo. Viceversa queste discriminazioni misogine erano diffuse in occidente e attestate dal “Malleus Maleficarum”, pubblicato nel 1487 dai frati dominicani Kramer e Sprenger, il quale considerava le donne “mas occasionatus” (maschio mancato) e dichiarava che fossero predisposte a cedere alle tentazioni del diavolo a causa della loro debolezza fisica e mentale, credenza derivante, oltretutto, dalla convinzione che il termine “femina” derivasse da “fe+minus” (fede minore). Le donne maggiormente colpite furono: prostitute, donne anziane ed emarginate, ostetriche, erboriste e tutte coloro che trasgredirono i dettami imposti al modello femminile del tempo. Proprio per questa ragione le femministe degli anni ‘70, che protestavano affinché si adattassero le esigenze femminili ai canoni della loro società fortemente maschilista, decisero di paragonarsi alle migliaia di donne che furono bruciate vive, perché non accettate dalla società dell’epoca e, cito le parole di Silvia Federici, “accusate di stregoneria perché la ristrutturazione dell’Europa feudale e l’avvento del capitalismo annientavano i loro mezzi di sussistenza e le basi del loro potere sociale”. Al giorno d’oggi non si è di certo arrivati ad uno stato di uguaglianza fra i sessi e, per quanto riguarda l’ambito trattato, ogni anno migliaia di persone, soprattutto donne, vengono accusate di stregoneria, uccise e torturate in più di 50 Paesi (in Oriente, Sud-America e soprattutto in molte zone dell’Africa). Tutto questo ha portato, nel luglio 2021, all’approvazione da parte dell’ONU di una risoluzione che chiede la fine delle violenze basate sulle accuse di stregoneria. Già a partire dal 1700 vi furono le prime richieste di riabilitazione per alcune delle vittime, come per le persone uccise nella cittadina americana di Salem nel 1692/1693, e ne seguirono tante altre fino ai giorni nostri: la riabilitazione di circa 4.000 donne che è avvenuta in Scozia tra il 2021 e il 2022, seguita dalla Catalogna che ne ha riabilitate circa 800.

Gioia La China

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