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CERVELLI SENZA CORPO

  • Immagine del redattore: Scicliceo
    Scicliceo
  • 13 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Negli ultimi decenni stiamo assistendo a una trasformazione radicale: i robot e, più in

generale, le intelligenze artificiali non si limitano più a sostituire la forza fisica dell’uomo,

ma iniziano a occupare anche lo spazio della mente umana. Questo fenomeno solleva

entusiasmi, ma anche timori profondi.

Un primo esempio evidente è quello dei sistemi di diagnosi medica. Oggi algoritmi avanzati

riescono a riconoscere tumori in radiografie con una precisione superiore a quella di molti

radiologi. In questo caso, la macchina non solo velocizza il lavoro, ma sostituisce un

processo intellettivo complesso, cioè quello dell’interpretazione delle immagini. Il medico

resta fondamentale, ma la “mente” del robot diventa un supporto indispensabile.

Un secondo ambito è il mondo della scrittura e della creatività : software capaci di

generare testi, articoli o persino sceneggiature mostrano come attività un tempo

considerate esclusivamente umane possano essere replicate. L’ispirazione profonda resta

compito dell’uomo, ma la velocità e la coerenza con cui un’intelligenza artificiale produce

contenuti spingono molte aziende a preferire l’automazione.

Un altro esempio può essere trovato nel settore educativo. Le piattaforme AI per

l’istruzione hanno la capacità di personalizzare i percorsi formativi per ciascuno studente.

Un software è capace di analizzare le aree di difficoltà di uno studente e proporre esercizi

complementari. Talvolta, l’AI supplisce l’insegnante nel fornire spiegazioni personalizzate.

La macchina, così, si appropria di una funzione tipicamente umana e cognitiva, ovvero

quella di valutare e di fornire supporto. Questo pone interrogativi sui confini

dell’insegnamento umano e dell’assistenza digitale.

Fare questi passi pone a questi robot il problema di assumere sempre più funzioni

cognitive, per avvicinarsi alla sostituzione della mente umana nei più svariati ambiti. La

vera sfida, tuttavia, è la necessità di imparare a convivere con questa evoluzione. L’uomo

troverà i suoi equilibri, usando l’automazione robotica, e senza sacrificare ciò che ci ristora:

l’empatia, la creatività, e la cognizione.


Benedetta Savarino e Giada Nigro

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