La nostra difficoltà nel ricordare non solo informazioni di studio, ma anche dettagli della giornata, informazioni pratiche, il posto in cui abbiamo parcheggiato il motore o il punto in cui abbiamo lasciato le chiavi di casa, può dipendere da qualcosa di diverso rispetto a una scarsa memoria. Perché a volte la memoria fallisce? Tendiamo a dare tutta la colpa al cervello, alla nostra scarsa capacità di ricordare e trattenere le informazioni. Certe volte addirittura ci convinciamo di avere un serio problema di memoria. In realtà nella maggior parte dei casi, la motivazione per cui non riusciamo a ricordare qualcosa è la distrazione. Non teniamo conto dello stretto legame tra memoria e attenzione ma la verità spesso è semplice: se non ci concentriamo su qualcosa nello specifico non riusciremo neanche a ricordarlo. L'informazione non verrà registrata come rilevante e il nostro cervello perderà la sua traccia. Possiamo scegliere di concentrarci su qualcosa di specifico attivando l'attenzione esplicita o possiamo lasciare agire la nostra attenzione implicita che ci rende sempre vigili all'ambiente circostante oppure permettere al cervello di vagare tra un pensiero e l'altro. Il punto è che ci resterà impresso solo quello su cui ci siamo realmente concentrati e il resto verrà completamente perso lasciandoci con quella sensazione di vuoto di memoria. Un modo per indirizzare meglio la nostra attenzione esiste e consiste in una buona routine del sonno, un taglio netto al multitasking e una buona dose di metacognizione. C'è anche un modo per colmare quei buchi di attenzione che ormai si sono già verificati e che hanno già avuto un impatto sui nostri ricordi. La neuro-scienziata Lisa Genova ha raccolto alcuni risultati ottenuti dalle sue ricerche sull'Alzahimer e sul funzionamento della memoria nel suo saggio “Di cosa sono fatti i ricordi”. Ne emergono una serie di consigli che sono utili anche nel caso di qualche dimenticanza giornaliera, non solo quando si studia. Il primo è quello di tornare sulle fonti per cercare le informazioni che ci sfuggono. Il secondo consiglio consiste nel mettere per iscritto tutto quello che dobbiamo tassativamente ricordare. È il concetto che sta alla base della produzione di appunti. Il terzo consiglio si basa sulla meditazione. Genova nel sul libro suggerisce addirittura una partica di soli 9 secondi per ristabilire i livelli di cortisolo e per preservare l'ippocampo e la capacità di ricordare. La pratica consiste nel chiudere gli occhi e inspirare dal naso contando fino a 4, aspettare un secondo per poi espirare sempre dal naso contando fino a 4. Il quarto suggerimento è quello di favorire la neuroplasticità (la capacità del cervello di modificarsi a seconda di quello che impariamo), favorire questo processo è fondamentale non solo per apprendere bene le nuove informazioni ma anche per migliorare i collegamenti mentali che già esistono. L'ultimo consiglio è l'auto-testing, cioè l'autovalutazione permette al cervello di consolidare un'informazione e di ricordarla bene e a lungo. Ogni volta che cerchiamo di richiamare un'informazione che abbiamo interiorizzato la stiamo portando alla nostra memoria di lavoro e in qualche modo riutilizzando.
Fabrizio Verdirame
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