Edith Bruck: una voce dal Passato per il Futuro
- Scicliceo
- 6 giorni fa
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Giorno 23 gennaio 2025 abbiamo assistito a una videoconferenza con Edith Bruck, una sopravvissuta ai campi di concentramento, nata in Ungheria il 3 maggio 1931 da una numerosa famiglia ebrea. Di lei abbiamo numerose testimonianze, presenti anche nel suo libro “ Il pane perduto”, dove ha raccontato la sua esperienza personale, le atrocità viste e vissute e la perdita della sua famiglia.
Edith rappresenta una delle voci più importanti quando si parla della Shoah.
A soli 12 anni, nel 1944, la sua famiglia fu arrestata e portata ad Auschwitz, dove perse molte delle persone a lei più care (come il fratello e il padre di cui non seppe più nulla). Edith è riuscita a sopravvivere, ma ha visto e vissuto cose che nessun essere umano dovrebbe mai sperimentare. È stata anche in altri campi, come Częstochowa, dove le condizioni di vita erano disumane.
Dopo la guerra, Edith si trasferì in Italia, dove iniziò a raccontare e a scrivere la sua storia. La scrittura è diventata per lei uno strumento per raccontare ciò che aveva vissuto e per far in modo che nessuno dimenticasse l’orrore dei campi.
Il suo primo libro, ”Il respiro dell'anima”, pubblicato nel 1990, è la sua testimonianza diretta, ma non solo: è un modo per riflettere su come affrontare il dolore e ricostruire una vita dopo aver perso tutto. In altri libri, come ”La notte dei miraggi” e ”Una storia di troppo”, racconta ancora la sua esperienza, ma anche temi come la ricerca di un'identità e il riscatto.
Oltre a scrivere, Edith ha raccontato la sua storia in diverse scuole, università e in eventi pubblici, cercando di far comprendere l’importanza di ricordare e di non dimenticare. Le sue parole sono sempre dure e dirette, ma sono anche un forte monito contro l’odio e l’indifferenza.
La sua testimonianza rappresenta un richiamo costante a non dimenticare il passato, perché solo così possiamo evitare che certi orrori si ripetano. Il suo impegno, sia attraverso la scrittura sia attraverso le sue testimonianze, ci insegna che dobbiamo lottare per una società più giusta, basata sul rispetto per tutti. La sua esperienza ci insegna quanto sia importante valorizzare la dignità umana, senza mai lasciare che l’intolleranza e il razzismo possano invadere nuovamente la nostra società.
Oggi, in un mondo che è ancora segnato da conflitti e discriminazioni, le sue testimonianze sono fondamentali, invitandoci a ricordare e a non dare mai per scontato ciò che il passato ci insegna.
La donna, come ultima cosa, durante l’intervista, ha affermato che non dobbiamo aver paura di ricordare, poiché il ricordo non deve essere vissuto come un peso o un trauma, ma come un atto di resistenza e di testimonianza.
Paola Giannì, Chiara Inì e Serena Pitino
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