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EDITORIALE - PACE

Mai come in questi giorni è necessario parlare di pace. condizione fragilissima continuamente minacciata dell' evolversi degli eventi. L'apparente ineluttabilita della guerra ha indotto molti filosoti e letterati a domandarsi se e come si nossa concretamente costruire una nace duratura: Kant, ad esempio, con la sua federazione di stati ci mostra l'unica alternativa attuabile nei rapporti internazionali dal punto di vista politico.

Eppure, nel corso della storia sono tanti gli uomini che hanno trovato un'alternativa più umana e concreta alla guerra lottando tramite azioni nonviolente, sono i cosiddetti testimoni di pace: basti pensare al gruppo di resistenza nazista della Rosa Bianca, alla straordinaria rivoluzione non violenta di Gandhi, all'instancabile resistenza di Martin Luther King, cosi come tutte quelle semplici persone comuni, che non hanno lasciato un segno nella storia ma che hanno cambiato il mondo facendo sentire la propria voce per far valere i

propri diritti.

Difensori di pace sono anche tutti gli obiettori di coscienza che dal 1972 al 2007, anno in cui la leva militare non fu più obbligatoria, scelsero la nonviolenza, scelsero piuttosto il Servizio Civile: mettersi al servizio de prossimo, dedicarsi a quelle persone di cui non si occupa nessuno. Anche i ragazzi che svolgono il Servizio Civile sono testimoni di pace. cittadini attivi del mondo che rappresentano un grande esempio per noi

giovani. Oltre al Servizio Civile, ci sono tante associazioni di volontariato all'estero, in cui i giovani scelgono di vivere la guerra a fianco di uomini, donne e bambini vittime dei conflitti sperimentando la "condivisione diretta della vita". Ecco perché tra i testimoni di pace, bisogna inserire anche tutti quei volontari che scelgono di stare accanto a chi soffre o ancora a coloro che vivono la guerra in prima persona, quelle persone che giorno dopo giorno vengono massacrate dagli orrori dell'umanità; persino quel bambino palestinese, israeliano, ucraino o di qualsiasi altra nazionalità che hai visto piangere in qualche video in cui

ti sei imbattuto per caso.

Deve essere considerato un testimone di pace. Perché lui la pace non solo la

desidera ma è la sua unica speranza ner sopravvivere.

In seguito al conflitto israelo-palestinese, la pace è diventata una necessità nota a tutta la comunità internazionale. Migliaia di persone sono scese in piazza a manifestare il proprio dissenso gridando a gran voce di non poter accettare l'uccisione dei civili, le morti innocenti.

Migliaia di ragazzi e ragazze ebrei che hanno sentito il bisogno di urlare "non nel il mio nome" a Washington, per prendere le distanze da quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.

La testimonianza concreta di cosa voglia dire vivere la guerra è arrivata nella nostra scuola con il fotoreporter Livio Senigalliesi, le cui foto hanno mostrato la realtà sconvolgente delle conseguenze di un conflitto.

Si è parlato di guerre passate, come la guerra in Kosovo, Afghanistan, in Vietnam e di guerre

presenti, come quella in Ucraina o quella in Congo, di cui si parla molto poco. Tutte con un denominatore comune: la crudeltà dell'uomo, il massacro di civili innocenti e il potere di governi corrotti.

Guerre che sembrano lontane da noi ma che invitano a riflettere sulle nostre responsabilità individuali. La cultura del nemico, infatti, nasce anche tra i banchi di scuola o nei litigi in famiglia perché i governi si

preoccunano di biu di investire sull'ecoomia beica arió struri alta єe 8ui ala pace. La forza di uno stato, così come di ogni singolo individuo si riconosce dalla possibilità di testimoniare

la Pace.

Chiara Aprile



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