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George Orwell - Fattoria degli animali

La fattoria degli animali è uno dei romanzi più famosi del Novecento, grande metafora di ogni regime totalitario della storia. A una prima lettura superficiale, sembra un racconto molto semplice, a tratti infantile. In realtà leggendo con spirito critico, psicanalizzando i singoli personaggi, possiamo notare come George Orwell attui dei parallelismi tra i personaggi della fattoria e le varie figure politiche protagoniste della Rivoluzione Russa. Nonostante faccia riferimento a fatti accaduti negli anni 40, questo romanzo ci mostra uno scenario molto simile a quello dei regimi totalitari attuali dove, a prendere il potere ed imporsi con brutalità, sarà sempre e solo una persona (un animale), la quale imporrà le sue ideologie a tutta la nazione (la fattoria). La metafora nasce da un episodio molto banale, seppur concreto, in cui Orwell dice : “Un giorno, mentre percorrevo uno stretto sentiero vidi un bambino di una decina d’anni che teneva per le briglie un grosso cavallo da tiro, ogni volta che il cavallo provava a voltarsi il bambino lo frustava. In quel momento mi ritrovai a pensare che se certi animali avessero coscienza della loro forza, noi non avremmo più alcun controllo su di loro; pensai pure che l’uomo sfrutta l’animale proprio come sfrutta il proletario.” Da qui nasce il romanzo basato su un gruppo di animali che, stanchi dell’uomo, sanciscono una politica fondata sull’uguaglianza e sulla parità di diritti e doveri. Questa visione utopica della realtà sfocerà nel totalitarismo, in fattoria come nella Russia Stalinista: il maiale Napoleon prenderà il sopravvento imponendosi sugli altri con brutale prepotenza.


Giuseppe Ugo

 
 

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