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Gli effetti dell'alcol sullo studio

È vero che un po' di alcol fa bene al cuore e al cervello come spesso sentiamo dire da parenti e opinionisti più o meno qualificati? Soprattutto sono vere quelle ricerche che dicono che un po' di alcol ci aiuti ad essere più creativi? No. Con gli alcolici il discorso è piuttosto problematico, soprattutto per via del fattore sociale che ci fa insistere nella convinzione che bere con moderazione è un modo per stare in compagnia e non fa male a nessuno, ma le cose non stanno proprio così: si parla molto dei danni dell'alcol ma solo per quanto riguarda gli effetti sul fegato, sulla sfera psicologica e dei danni che derivano da un consumo molto frequente. Quando invece si parla degli effetti di un consumo minore le cose si fanno un po' più complicate, i pericoli diventano più subdoli e spesso non vengono neanche riconosciuti. Chi vorrebbe mettersi a pensare che l'aperitivo settimanale possa diventare un problema? Studi recenti si schieravano a favore di un consumo moderato di alcol sostenendo che difendesse dal declino cognitivo. Queste ricerche suggerivano addirittura che gli studenti potessero sfruttare gli effetti degli alcolici leggeri che, secondo lo studio, favorirebbero un fattore creativo e di problem solving grazie all'inibizione degli schemi logici. Tutto ciò però è stato smentito brutalmente. In una ricerca recente, la più vasta nel campo, un team di scienziati dell'università della Pennsylvaniaha trovato la prova di alterazioni del cervello, dovute all'alcol, anche in chi beveva nei limiti considerati standard. Rispetto a una persona che non beve affatto, il cervello di chi beve moderatamente era mediamente più vecchio di 6 mesi, l'effetto naturalmente peggiorava all'aumentare delle quantità di alcol consumate. Altri studi hanno evidenziato che per gli studenti tutto questo ha un impatto diretto sui risultati accademici. Infatti colore che bevono anche poche volte alla settimana hanno difficoltà linguistiche, di memoria, di attenzione e, cosa ancora più importante, di riposo. Il consumo di alcol, infatti, è responsabile di una significativa riduzione delle ore di sonno dormite. Ciò influisce negativamente sulla concentrazione e sulla capacità di immagazzinare nuove informazioni. Questo processo intacca anche le attività precedenti alla bevuta. L'alcol influisce negativamente sulla fase REM, in cui andiamo a solidificare i ricordi e nei casi più estremi questa fase viene del tutto bloccata. È proprio durante la notte che consolidiamo ciò che abbiamo studiato e se il sonno è disturbato il processo di apprendimento non si completa e tutte le informazioni acquisite prima di bere vengono perse. L'alcol, anche in piccole quantità, ha un impatto diretto sul rilascio di glutammato, un neurotrasmettitore che costituisce la base per alcune funzioni del cervello come la memoria e il ragionamento. Se i bicchieri settimanali cominciano ad aumentare si va ad intaccare direttamente la struttura dell'ippocampo, una parte del cervello che influisce sulla formazione dei ricordi, lo spostamento di informazioni nella memoria a lungo termine e l'orientamento spaziale. Se mettiamo insieme tutti questi elementi vale la pena di valutare meglio anche le bevute occasionale, soprattutto quando ci si trova in periodi di studio particolarmente intensi.

Fabrizio Verdirame

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