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I grandi a Hiroshima

Di recente si è concluso il vertice annuale del “Group of Seven”, abbreviato nella sigla G7, una riunione fra i capi di stato e i governi delle nazioni economicamente più sviluppate del globo: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e USA. Quest’anno l’incontro, avvenuto nelle giornate dal 19 al 21 Maggio, si è tenuto in Giappone, nella storica città di Hiroshima, località tristemente famosa per il tragico bombardamento atomico del ’45, divenuta simbolo della pace e del pericolo rappresentato dall’energia nucleare, e ha visto la partecipazione speciale del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

Punto centrale delle discussioni è stata proprio la guerra in Ucraina, la quale perdura ormai da più di 15 mesi, e sulla quale i vari partecipanti hanno ribadito le posizioni precedentemente assunte. Nella dichiarazione ufficiale a riguardo, infatti, si chiede ancora una volta alla Russia di porre un freno alle atrocità commesse e viene promesso non solo l’impegno delle nazioni nell’aiutare lo Stato aggredito al fine del raggiungimento di una pace giusta, ma anche il supporto economico necessario. Nello specifico, si intende sopperire alle esigenze belliche, ma soprattutto provvedere al sostegno del popolo ucraino e della ricostruzione del Paese, pesantemente danneggiato dall’invasione russa, come già stabilito dal Fondo Monetario Internazionale. Inoltre, si conferma ovviamente la comune decisione di inasprire le sanzioni alla Russia e di limitarne i rapporti con stati terzi. Partendo dalla guerra di aggressione condotta da Putin, i membri del G7 si sono confrontati anche sulla necessità del disarmo nucleare, impegnandosi a realizzare un mondo privo di armi nucleari anche in memoria delle innumerevoli vittime di Hiroshima e Nagasaki. Si tratta di un progetto a lungo termine di cui probabilmente non vedremo i risultati nell’anno a venire, come del resto nel caso delle decisioni prese per assicurare la resilienza e la sicurezza economica internazionale. Infatti, recenti avvenimenti, quali i disastri naturali, come l’alluvione in Emilia Romagna che ha costretto la premier Meloni a rientrare in Italia prima della fine del summit, la pandemia e le tensioni geopolitiche, hanno reso evidente la fragilità del mercato internazionale e il bisogno di un attento coordinamento nel rafforzare le catene di approvvigionamento e nel sostegno dei paesi a basso e medio reddito. Ciò si concilia con la comune volontà di guidare la transizione verso economie ad energia pulita, in linea con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero entro il 2050, fissato con l’Accordo di Parigi, sottolineando l’importanza di una politica cooperativa aperta e trasparente e di uno sforzo congiunto per assistere ed incentivare le industrie e le ricerche indirizzate a questo settore, riducendo l’inquinamento da plastica. Ultimi punti discussi nel G7 di Hiroshima, infine, sono stati: la “Dichiarazione di azioni per la sicurezza alimentare” per le esigenze attuali e future; l’ambizioso obiettivo della mobilitazione di 600 miliardi di dollari per il finanziamento di infrastrutture moderne e sostenibili attraverso la Partnership for Global Infrastructure Investment; un piano sulla difesa, il sostegno e la promozione dei diritti dell’uomo e sulla lotta al traffico di esseri umani, con l’ausilio di paesi terzi come l’Australia, l’India e il Brasile.

Teseo Mormina ed Edoardo Sammito



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