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IL MONDO DEL CALCIO DURANTE IL COVID-19

Ormai da mesi non si fa altro che parlare di COVID-19 e dei danni socioeconomici che sta apportando al nostro pianeta in generale. Questi “danni” si riferiscono soprattutto al dolore delle famiglie delle vittime del virus, ma anche all’economia di ogni Paese.

Infatti, come si può ben notare, i danni economici dovuti al SARS-CoV-2 sono davvero significativi: basta guardare, ad esempio, i dati riguardo il turismo nel nostro Paese, il quale si trova al quarto posto della classifica delle Nazioni più visitate ogni anno nel mondo, tra l’estate del 2019 e l’estate del 2020 (il fatturato è diminuito di circa il 30%).

Ad ogni modo, anche il mondo dello sport ha subito enormi e gravi, in particolare il calcio: per fare un esempio, nella sessione estiva del calciomercato 2020-2021 i 20 club di Serie A hanno investito circa 726 milioni di euro, mentre in quella del calciomercato 2019-2020 i soldi investiti sono stati 1,180 miliardi.

Andiamo ad analizzare gli aspetti più importanti che caratterizzano, attualmente, il mondo del calcio.

  • Durante le partite, gli stadi non sono pieni come una volta, ma hanno una capienza massima di 1.000 spettatori (a giugno, luglio e agosto si giocava addirittura a porte chiuse);

  • I giocatori, dopo un eventuale goal, non possono esultare come di solito fanno, perché non possono abbracciarsi al fine di evitare il contatto;

  • I calciatori sostituti, lo staff e qualunque altra persona presente ad assistere al match senza però giocare, devono obbligatoriamente indossare la mascherina chirurgica.

Detto questo, molti giocatori di tanti club hanno, purtroppo, contratto il Coronavirus, fra cui anche campioni di livello internazionale. Tra i più famosi troviamo Cristiano Ronaldo (Juventus), Milan Skriniar (Inter), Keita Balde Diao (Sampdoria), Sadio Mane (Liverpool) e Sebastian Giovinco (Al Hilal).

Ad ogni modo, questi sopracitati non sono che gli attuali positivi: non mancano certamente i guariti. Ricordiamo, ad esempio: Paulo Dybala (Juventus), Zlatan Ibrahimovic (Milan), Radja Naiggolan (Inter), Neymar Jr (Paris SG), Samuel Umtiti (Barcelona) e così via.

Penso che sia giusto apportare tutte le misure che ho sopra elencato per, giustamente, contenere (o almeno cercare di contenere) lo sviluppo della pandemia, sebbene, a parer mio, ciò che in questi ultimi mesi stiamo vedendo non è definibile “calcio”.

La parola “calcio” non sta ad indicare solamente quello sport che consiste in un match che si disputa fra due squadre diverse, i cui giocatori prendono a calci un pallone: la bellezza del calcio sta anche nei cori, nelle rivalità tra tifoserie diverse, nelle tradizioni delle tifoserie, nel rapporto giocatori-tifosi, nell’andare allo stadio la domenica per esultare e piangere per la propria squadra del cuore.

Infatti, da marzo non provo più quella passione e quell’emozione che provavo guardando le partite perché, oltre che per la partita della mia squadra, amavo vedere una partita soprattutto per l’ambiente che si creava (fattore che ad oggi manca).

Adesso una partita sembra essere qualcosa privo di carattere, senza anima, proprio per la mancata presenza delle tifoserie. Queste, a mio parere, offrono un aiuto alla propria squadra che può anche essere determinante per l’esito del match.


Giovanni Ballaera



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