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Il rumore dei tuoi passi

Ci saranno tante cose a cui dovrò abituarmi, e ce ne saranno altrettante di cui dovrò fare a meno. Il rumore dei tuoi passi, il tuo odore che svanisce sul cuscino…


Ho deciso di riportare all’inizio la citazione finale del libro in quanto iniziare a leggere “Il rumore dei tuoi passi” significa anche iniziare a leggere il suo finale. Il suo inizio è anche la sua fine e nel momento stesso in cui lo incominci sai già come finirà. Ma per qualche motivo la voglia di andare avanti rimane alta o forse aumenta e questo avviene grazie all’autrice che, attraverso un suo modo originale di scrivere, riesce a prenderti e a tenerti incollato alle pagine.

La storia si svolge in uno scenario contemporaneo e narra attraverso gli occhi dei due protagonisti, Alfredo e Beatrice, una realtà che ci appare vicina e lontana al tempo stesso. È un racconto di vite, di sentimenti, di circoli viziosi: è il racconto del nostro mondo, il mondo adolescenziale. Alfredo e Beatrice abitano all’interno della Fortezza, chiamata così perché i suoi abitanti, non avendo rapporti con il mondo esterno, appaiono come circondati da mura. La realtà che troviamo all’interno della Fortezza è cruda e temi sensibili come quello della droga e dell’aborto non vengono nascosti, anzi: il tema della droga è punto fondamentale della vicenda.

Beatrice conosce Alfredo all’età di circa otto anni. Abitavano nello stesso appartamento e Alfredo fin da bambino si ritrovava ad affrontare un padre violento e per la maggior parte del tempo ubriaco. Così cresce insieme a Beatrice, trascorre quasi tutto il tempo a casa sua, dove viene accolto come un figlio. Il rapporto che si instaura tra i due è un rapporto di amore-odio: sono quasi sul punto di uccidersi ma non riescono a vivere l’uno lontano dall’altra. Si passa dall’amicizia all’amore e poi ancora dall’odio all’amore e viceversa dall’amore all’odio. Penso di aver ripetuto troppe volte la parola odio e la parola amore ma c’è un motivo: sottolineare ciò che sta alla base del libro. Beatrice e Alfredo ci mostrano infatti come amare significhi anche odiare, odiare ciò che non si è quando non si è con l’altra persona e, alle volte, odiare ciò che si è quando si è con l’altra persona. Ci fanno inoltre capire che si odia perché in fondo si ama.

Con il “rumore dei tuoi passi” il lettore diventa parte integrante della storia e cresce insieme ai personaggi. Vive insieme a loro la paura delle prime esperienze, di non essere all’altezza dei coetanei; vive insieme ai personaggi quel senso di libertà tanto desiderato. Tutti noi, così come Alfredo e Beatrice, vorremmo sentirci liberi perché noi tutti costruiamo delle mura da cui ci sentiamo intrappolati. Ma dobbiamo ricordare che siamo noi gli stessi che le abbiamo costruite. Concludo quindi ricordando che “le mura non servono a niente se è da noi stessi che dobbiamo difenderci”.

Alice Anichitoaie




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