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#IOLEGGOPERCHé 2022: Gener-azioni disseminate

12 Novembre 2022


Il patrimonio librario di una scuola é una misura della gamma di possibilità che questa offre a ogni suo studente, incentivandolo a scoprire le molteplici vesti della lettura fino a indossare la più confortevole per sé; eppure, nella settimana dedicata a livello nazionale all’iniziativa #ioleggoperché (5-13 Novembre), insieme ai libri ha trovato spazio una più vasta libertà espressiva, grazie al contest indetto in partnership con il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che assegnerà un buono acquisto da 1000 Euro alle dieci scuole che meglio avranno interpretato il tema “Mens sana in corpore sano”.

L’istituto Cataudella, a prescindere dall’eventuale vittoria, ne ha già conseguita una dal valore inestimabile, rispondendo all’appello con un progetto poliedrico all’insegna di passione e dedizione, capace di coinvolgere studenti e docenti dalla realizzazione all’attuazione, nel pomeriggio del 12 Novembre.


Una simile attitudine non è stata scalfita nemmeno da cause di forza maggiore, quali il maltempo, che ha solo ritardato, ma non arrestato, l’avvio della manifestazione, rivelandone anticipatamente la sua forza: la cornice di Via Mormino Penna scelta inizialmente avrebbe garantito spazi di movimento in continuità, tali da delineare un flusso di spettatori e partecipanti impossibile da riprodurre altrove, ma probabilmente assistere alle “gener-azioni” previste concentrate nell’Aula Consiliare del Comune di Scicli ne ha accresciuto l’impatto.

Un luogo tacciato di essere distante dalla quotidianità dei cittadini è divenuto teatro di estrema vitalità, anche letteralmente, poiché per primi ad esibirsi sono stati i ragazzi del Gruppo Teatro, coordinati dalla Prof.ssa Eliana Busacca, che da un’opera di Gianrico Carofiglio, “Della gentilezza e del coraggio”, ha tratto una lezione di etica fondata sui valori delle arti marziali. Secondo la leggenda, riportata dagli interpreti, le origini del jujutsu si sposano con la scelta di un medico giapponese, Shirobei Akiyama, di ripudiare il sistema della forza, della qualità delle armi, degli espedienti ignobili, per abbracciare l’arte della cedevolezza, che gentilmente mostra all’avversario l’inutilità dell’aggressione. L’astratto si concretizza in una scena che, all’apertura di una nuova palestra di quartiere, vede protagonisti dei giovani dapprima spavaldi nel desiderio di apprendere le tecniche migliori per esercitare la stessa violenza alla quale vorrebbero opporsi, ribellandosi al “più forte” di turno, che finiscono per essere neutralizzati, non solo fisicamente, ma soprattutto moralmente dalla pacatezza del Maestro. Lo spettacolo, ben riuscito specie grazie ai dialoghi realistici che hanno trascinato la platea nello spazio immaginario degli attori, è impregnato da quella voglia di rivalsa che lo sport riesce a indirizzare verso la giusta direzione e, pertanto, si dimostra un preludio efficace alle successive interviste del Prof. Giuseppe Pitrolo ad alcune personalità locali che hanno intrecciato l’esperienza sportiva con una carriera di successo anche in ambito diverso.

Infatti, dai banchi dei Consiglieri Comunali è giunta, stavolta, la voce di ex-alunni dell’istituto che hanno fatto dono ai presenti della loro personale interpretazione del legame tra cultura e sport: Emilia Arrabito, che non ha dimenticato le giornate intense dedicate alla pallavolo e il senso di appartenenza alla squadra nel suo lavoro di Europrogettista, con il quale vive la sfida di intercettare fondi spesso per finanziare interventi sulla sostenibilità; Gianni Magro, che emozionato ricorda la magia dello spogliatoio, nota a tutti coloro i quali pratichino un gioco di squadra, e quanto sia stata decisiva per la sua professione di fisioterapista, intesa come una missione; Sara Manenti, che ha evidenziato la “straordinaria normalità” della sua esperienza di cestista, capace di arricchirla pur senza renderla un’atleta; Stefania Vilardo, che ha scelto di applicare la stessa grinta da pallavolista a ogni campo della sua vita, compreso il sociale, come Presidente di Avis Scicli. Del resto, a confermare come lo sport sia funzionale allo sviluppo delle soft skills è stata anche Giulia Tidona, laureata in filosofia ed esperta di Human Resources presso una società di consulenza, che ha anche raccontato la sua passione per il teatro, altrettanto formativa, cominciata proprio a scuola. Allo stesso modo, Giovanni Padua, anch’egli laureato in filosofia, ha raccontato, oltre che la sua esperienza da rappresentante d’istituto e da direttore di Scicliceo, le origini del Gruppo Teatro dell’istituto, al quale pochi anni dopo avrebbe preso parte Paola Dantoni, oggi impegnata con la cooperativa Agire, dopo aver preso parte a campagne di scavi, tra cui una presso il colle di San Matteo, in qualità di archeologa studiosa della preistoria. Ad accomunare, invece, Giovanni Bonvento ed Elena Vilardo è il tema del viaggio, vissuto dall’uno come medico volontario della Croce Rossa Italiana (di recente anche al confine tra Ucraina e Slovacchia), nonché come couchsurfer e dall’altra come operatrice del turismo che, a seguito degli studi in mediazione linguistica, si è indirizzata al settore della Guest Relation.

Significativo è stato anche il contributo di due ospiti che, nonostante non siano stati alunni dell’Istituto, hanno condiviso con noi le loro storie: Giuseppe Avola come archeologo subacqueo, dedicatosi alla mappatura dei nostri fondali, e Salvatore Vasta, simbolo di resilienza, che ha continuato a giocare a tennis da atleta paralimpico dopo un incidente stradale, che ci ha ricordato come al giorno d’oggi non dovrebbe più essere necessario appellarsi all’inclusività. È giunto da lontano il saluto dello schermidore modicano Giorgio Avola, campione olimpionico, al momento in Germania.

Una volta terminate le interviste, arricchiti dall’ascolto dei protagonisti di ieri, sono tornati sul palco quelli di oggi, con l’esibizione della Quintino’s Band, coordinata dal Prof. Carmelo Monaco, che ha persino suggerito un nuovo nome, riallacciandosi al rapporto tra le frequenze di due semitoni consecutivi, pari alla radice dodicesima di due. Nell’entusiasmo generale sono stati eseguiti “Fly me to the Moon” di Frank Sinatra, “Back to Black” di Amy Winehouse, “The Loneliest” dei Måneskin, “Seven Nation Army” dei The White Stripes e, a richiesta del pubblico, “Hotel California” degli Eagles. Il complesso ha saputo, nonostante la recentissima costituzione, cogliere, con questo revival rock che ha abbracciato grandi pezzi del genere dagli anni ’50 ad oggi, l’essenza dell’intrattenimento dal vivo, regalando agli spettatori la possibilità di estraniarsi dalla “dimensione istituzionale” per sentirsi parte di un concerto.

Alla fine della manifestazione, lo spettacolo coreografato dalla Prof.ssa Luisa Sinacciolo, “Game”, ha estasiato la platea con l’inaspettata contaminazione tra sport e danza, iniziata con la rielaborazione del cosiddetto “Stadio dei Marmi”, che ha fatto da cornice al Foro Italico nei Giochi olimpici di Roma del 1960 e, dopo aver messo in scena la pratica del tennis, del baseball, della boxe e del judo con esibizioni di diversi stili, si è conclusa sullo sfondo della bandiera dai cinque cerchi. Particolarmente suggestivo si è rivelato l’intreccio, in certi momenti, tra la coreografia, la musica e la lettura di passi che hanno ulteriormente accentuato l’opportunità di mescolare l’attività sportiva a un libro, come richiesto dal contest: si è trattato di un estratto da “Una sporca storia”, nel quale Sepúlveda ha narrato il suo rapporto con il futbol cileno, uno tratto da “Il giardino dei Finzi - Contini” di Giorgio Bassano focalizzato sul campo da tennis che tanta importanza riveste nel romanzo, e un altro, infine, da “L’arte di correre” di Murakami, compendio dell’esperienza da maratoneta dello scrittore.


Sarebbe impossibile citare tutti coloro i quali hanno contribuito alla riuscita dell’evento, del resto ringraziati fin dall’inizio dai rappresentanti d’Istituto e da quelli alla Consulta Provinciale, che hanno sostenuto ogni singolo partecipante e spettatore, fungendo da collante con la loro capacità di collaborare coinvolgendo tutti, a prescindere da età e indirizzo scolastico. Nei loro volti soddisfatti al termine della manifestazione se n’è letto lo spirito, nonché la consapevolezza di poter dare vita a un momento di crescita per la scuola anche al di fuori delle sue mura.


Paola Carpinteri

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