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L'addio al re del tennis

Il 15 settembre si è conclusa l’era più importante nella storia del tennis: Roger Federer ha annunciato ufficialmente il suo ritiro.

La partita che ha segnato la fine della sua carriera, tenutasi il 23 settembre alla Laver Cup a Londra, è stata un doppio in coppia con Rafael Nadal (contro Jack Sock e Frances Tiafoe), a cui hanno assistito 20mila spettatori. Tutto il mondo si è inchinato alla forza e alla caparbietà di colui che ha scritto la storia del tennis per ben 24 anni e che ha fatto innamorare il mondo grazie all’eleganza dei suoi movimenti.

Ciò che ha portato il tennista svizzero a tale decisione, è stata una serie di infortuni consecutivi l’ultimo dei quali rappresentato da un problema al ginocchio destro, risolto con un intervento; è anche vero che egli da tempo sosteneva di sentirsi completo e di non avere più nulla da dimostrare. In più non sarebbe voluto tornare a giocare se non nella sua miglior forma, ormai difficile da ottenere.

Al termine dello scontro, sotto i riflettori, Federer, con le lacrime agli occhi, ha tenuto un emozionante discorso: qui egli ha ringraziato i suoi più grandi rivali, ha effettivamente pronunciato quell’addio che nessuno avrebbe mai voluto ascoltare, ma ha anche dichiarato che (contrariamente a ciò che aveva sempre pensato) probabilmente si farà vivo per commentare qualche partita di Wimbledon.

Perché il suo ritiro ha sconvolto il mondo?

La notizia subito ha ovviamente fatto il giro del mondo e quel che ha rappresentato Federer per il tennis e lo sport è percepibile anche dallo spazio che gli riservano i media italiani ed esteri, sia quelli sportivi che quelli generalisti: Roger è legenda.

È simbolo di sportività, di rispetto, di ambizione e per sempre il tennis sentirà la mancanza di un giocatore che lo ha rappresentato nel modo e nella forma migliore, che ha fatto gioire ed esultare sugli spalti milioni di giocatori e che ha fatto provare emozioni uniche.

Annachiara Occhipinti



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