Uno degli argomenti più discussi in queste settimane è la campagna vaccinale sugli under 12. Già alcuni paesi hanno ampliato i loro programmi di vaccinazione per includere bambini e giovani. In Israele il 23 novembre è partita la campagna per i bambini dai 5 agli 11 anni, mentre per i bambini americani di età compresa tra 5 e 11 è stata decisa una raccomandazione per i vaccini Covid-19 il 2 novembre e, a metà mese, quasi il 10% di quelli idonei aveva ricevuto la prima dose. La lista degli altri Paesi del mondo dove già da qualche tempo è ammessa la vaccinazione comprende tra gli altri Cina, Canada, Venezuela, Argentina e Cile. L’Europa invece ha dovuto aspetta il via libera da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), la quale si è espressa favorevole sull’uso del vaccino Comirnaty nella popolazione pediatrica a partire dai 5 anni, precisando che, nei bambini la dose sarà inferiore a quella utilizzata negli adulti e negli adolescenti e che sarà somministrato con due iniezioni a distanza di tre settimane. In Italia la campagna vaccinale sui bambini inizierà a partire dal 16 dicembre nonostante vi siano delle obiezioni all’interno del paese: l’obiezione principale è da parte dei genitori che non sanno se faranno vaccinare i propri figli poiché sono stati fatti solo 3mila test clinici, troppo pochi per avere sicurezze scientifiche. Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù, in un’intervista rassicura tutti gli scettici sottolineando: “Tremila bambini sono più di quelli testati per il vaccino per la pertosse. Se considerassimo gli studi validativi sugli adulti i numeri sono circa 20-30mila, quindi in proporzione sono molti di più i bambini testati”. Sui dati pervenuti, anche in seguito alle sperimentazioni negli altri paesi, è emerso che sui 2mila bambini che hanno partecipato alla sperimentazione, più di 3 milioni di bambini americani che hanno già ricevuto il vaccino e i 600 bambini d’Israele, non è stato riportato alcun caso di miocardite. Tuttavia la dottoressa Elena Bozzola, Segretario Nazionale della Società Italiana di Pediatria, ha confermato che i bambini che non potranno vaccinarsi sono davvero pochissimi, cioè bambini con asma grave non controllata da una terapia e bambini che hanno una reazione allergica nota a uno dei componenti del vaccino e si tratta comunque di una fascia della popolazione pediatrica davvero molto limitata. Le parole di questi studiosi, come quelle di altri, non sono state abbastanza valide per convincere una parte della popolazione italiana, anche se vaccinando i piccoli anche la comunità ne trarrà beneficio perché andremo a creare quella barriera che, come successe anche per il vaiolo, porterà il Covid a scomparire.

Aurora Fazio
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