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La follia nell’arte contemporanea

Dal 19 febbraio, per la durata di quasi un anno, a Roma, al Chiostro del Bramante, sarà accessibile al pubblico una delle mostre più suggestive dell’arte contemporanea: “Crazy”. Il nome della mostra anticipa l’idea che non si tratta di un’esposizione del tutto convenzionale, ma piuttosto di un viaggio ai limiti del reale attraverso installazioni di ben 21 artisti di fama internazionale.

Le opere esposte, come ha dichiarato Danilo Eccher, curatore della mostra, non sono concepite per essere guardate, ma abitate; d’altra parte, il concetto di “craziness”, di pazzia, nasce dal fatto che ognuno abita le follie degli altri. La follia, come l’arte, non ha limiti: rifiuta gli schemi stabiliti e i rigidi inquadramenti. È questo il principio alla base dell’intera mostra: la follia che permea l’arte.

L’allestimento segue un percorso che prende le mosse dalle produzioni di due degli artisti più innovativi del secolo scorso: la mostra è, infatti, costruita a partire dal concetto spaziale di Lucio Fontana e dalla Topoestesia di Gianni Colombo, ma sono presenti anche opere di molti altri artisti contemporanei. Si passa dallo sciame di 15000 farfalle nere di Carlo Amorales al cielo riflesso di Alfredo Pirri, che riveste il pavimento del chiostro con specchi rotti, calpestabili, per far camminare i visitatori tra le nuvole, come in un sogno, ma con la consapevolezza della fragilità, contrassegnata dalle crepe. Protagonisti indiscussi sono i giochi cromatici, con la colata di pigmenti colorati di Ian Davenport, che rimanda all’arcobaleno. Ma l’opera forse più significativa dal punto di vista psicologico è rappresentata dagli uomini-pietra di Sun Yuan & Peng Yu. Si tratta di sculture iperrealistiche con le teste avvolte da macigni, che mostrano l’impossibilità di comunicare.

Tutti gli artisti con le loro installazioni si pongono l’obiettivo di indagare il rapporto che c’è tra fantasia e allucinazione, sogno e incubo, passione e ossessione. La follia è un elemento fondamentale per la creatività, Van Gogh stesso diceva che la pazzia è una benedizione per l’arte.



Francesca Miceli


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