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LA GIORNATA DELLA MEMORIA

  • Immagine del redattore: Scicliceo
    Scicliceo
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

La giornata della memoria è una celebrazione internazionale, che avviene ogni 27 gennaio per ricordare tutti coloro che sono state vittime della Shoah.

L’Olocausto è stato uno sterminio di massa senza precedenti, per le dimensioni e per l’uso agghiacciante della tecnologia da parte dei nazisti. Viene ricordato il 27 gennaio perché in questa data nel 1945 avvenne la liberazione del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau grazie alle truppe dell’Armata Rossa.

I Nazisti costruirono il primo campo di sterminio in Polonia, dove vennero uccise tutte le razze considerate inferiori rispetto alle razze superiori. Hitler era ossessionato dall’idea della purezza razziale, secondo la quale solo le razze superiori potevano dominare e le altre dovevano essere dominate. La razza superiore, ossia quella tedesca, era destinata a dominare il mondo intero mentre le razze inferiori avrebbero potuto continuare a esistere solo per servire gli ariani e infine, quando non potevano più svolgere questo ruolo, dovevano essere uccise. Le vittime di questo orrore sono stati: gli Ebrei, prigionieri di guerra, Polacchi, Sinti e Rom, disabili e pentecostali, massoni, omosessuali, testimoni di Geova, dissidenti politici e slavi, anziani, malati, donne e bambini compresi senza distinzione di età con un totale che si aggira tra 12,3 e 16,2 milioni di persone. Dove la popolazione ebraica era molto numerosa, i nazisti circondavano la zona della città con quattro mura che in seguito presero il nome di ghetto. In una stessa casa abitavano molte famiglie costrette a dormire una accanto all’altra, le persone non potevano entrare ed uscire liberamente dal ghetto, le condizioni di vita erano inumane, la mortalità era altissima, si moriva di fame o per scarsissima igiene. In seguito i ghetti vennero svuotati con ondate di deportazioni nei campi di sterminio. La deportazione avveniva in treno in vagoni-bestiame che arrivavano a contenere un numero massimo di 60-80 persone. A ogni prigioniero veniva poi assegnato un simbolo e un numero per distinguerlo fra gli altri, venivano sottoposti a lavori forzati che li indebolivano progressivamente, mentre la scarsità di cibo li portava a morire lentamente, esausti. Il metodo per ucciderli all’inizio era la fucilazione di massa ma con scarso risultato, quindi, in seguito vennero installate delle camere sigillate a gas che rilasciavano un pesticida a base di acido chiamato Zyklon B, che soffocava le vittime in pochi minuti.

                                  

  Baja Besarda,  Vilardo Chiara

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