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La Grotta della Signora

  • Immagine del redattore: Scicliceo
    Scicliceo
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

La grotta della Signora è una grotta carsica, ubicata sul versante sinistro della testata nord della cava d’Ispica. In quest’area sono presenti diverse testimonianze che ci confermano la frequentazione di questi luoghi in età preistorica. Per le sue caratteristiche e perché al suo interno sono stati rinvenuti diverse incisioni di varia natura, la grotta è considerata un “unicum” nell’arte rupestre in grotta negli Iblei. Il toponimo “Signora” probabilmente deriva dal culto Fenico-Punico della Dea Tanit, che appunto significa signora, culto anatolico della Dea Madre. Per la mancanza di dati scientifici non è possibile datare con precisione la frequentazione della grotta, ma la presenza di una necropoli dell’età del bronzo fa presumere che gli abitanti di quest’ultima abbiano usato la grotta come luogo sacro. Sono diverse le ipotesi sull’utilizzo della grotta, una di queste è che venisse usata come luogo di iniziazione, dove l’iniziatore (sacerdote-sciamano), essendo in possesso di poteri divini, trasferisse questi all’iniziato (il discepolo), che lo pone in una simultanea morte e resurrezione per ascendere a un livello superiore. L’atto di culto e di iniziazione venivano accompagnati da una pratica purificante mediante acqua lustrale che fuoriusciva da una sorgente (oggi non più attiva), acqua che scorre dal corpo della Dea Madre, rappresentata dalla grotta. La struttura della grotta mostra delle particolari caratteristiche che ricordano una figura antropomorfa con le braccia aperte, inoltre si osservano delle escavazioni a tholoidi che completano la volta  dei tre corridoi; se ne contano 9 nel corridoio centrale, 5 in quello di destra e 6 in quello di sinistra. All’interno delle prime tholoi e nella parete destra del corridoio centrale vengono descritti, mediante ideogrammi e/o pittogrammi, riti culturali o eventi astronomici. Si contano cinque pittogrammi, più altre incisioni minori e alcune più vicine alla nostra epoca, risalenti ai primi anni del 1900. Per motivi di spazio, in questo articolo descriverò solo il primo pittogramma, mentre nel prossimo completerò con i restanti quattro. Nel primo pittogramma, sul lato destro del corridoio centrale, lo sciamano ha voluto raffigurare attraverso degli elementi connessi ad un simbolismo concernente un rituale astronomico e/o culturale. In questo pittogramma si trovano incise delle figure oranti(?) che in un contesto simbolico mostrano degli oggetti legati a un cerimoniale culturale o propiziatorio. La raffigurazione simbolica preminente è l’anfora che rappresenta la divinità femminile: l’anfora è un elemento sacro che ha la funzione di mantenere la vita, in essa venivano conservati elementi necessari per la sopravvivenza dell’uomo. Il primo orante, posto sulla destra dell’anfora (Dea Madre), viene raffigurato come un probabile guerriero, infatti si nota incisa una punta di lancia alle sue spalle e uno scudo formato da cerchi concentrici che coprono il corpo del presunto guerriero. In questo caso i cerchi concentrici rappresentano l’astro solare e viene da ipotizzare che questo ideogramma rappresenti una visione dualistica della divinità, il femminile identificato dall’Anfora e il maschile dal guerriero con le mani alzate in una sorta di intercessione, mediante cui l’orante successivo possa propiziarsi una copiosa pesca: infatti, sembra che il secondo orante porti in dono (?) quello che sembra un pesce. Alla sinistra dell’anfora si trova inciso un evento astronomico: si tratta di 4 cerchi allineati che rappresentano i pianeti visibili a occhio nudo: Sole, Luna, Mercurio, Venere.

Tutto quello che è stato scritto riguardo l’incisione sono solo ipotesi fatte confrontando dei simboli universali della preistoria.

                                                                                                                  Alessandro Iabichino

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