Immagina un deserto silenzioso, dove enormi pietre si muovono senza alcun intervento umano. Nella Racetrack Playa, in California, questo fenomeno affascinante ha suscitato curiosità per decenni. Come possono delle rocce spostarsi da sole?
La Racetrack Playa, un vasto e pianeggiante lago asciutto lungo 4,5 chilometri, è un luogo unico nel cuore della Death Valley. In questo paesaggio, si possono osservare alcune rocce di diverse dimensioni. Le scie, che queste pietre lasciano dietro di sé, sono altrettanto affascinanti e diverse: alcune sono brevi, altre si estendono per decine di metri e alcune seguono traiettorie a zig zag.
Qui le temperature in estate raggiungono valori estremamente elevati, mentre in inverno possono scendere sotto zero. Si tratta, quindi, di una vera e propria regione desertica, dove i venti, durante le tempeste, raggiungono i 150 km/h.
Per la maggior parte dell’anno il territorio è arido: la mancanza d’acqua fa contrarre il terreno limoso-argilloso, fino a originare crepe dalla forma poligonale. Quando piove, l’acqua scende lungo i versanti delle montagne circostanti, formando, così, un sottile deposito di acqua.
Il clima consente all'acqua piovana di congelarsi, creando un sottile strato di ghiaccio, che gioca un ruolo fondamentale nel movimento delle rocce. Di solito, il movimento inizia ogni 2-3 anni e può continuare per 3-4 anni. Le pietre con una superficie inferiore ruvida tendono a seguire percorsi rettilinei, mentre quelle con una superficie liscia possono deviare la loro traiettoria.
I primi studi risalgono al 1948, quando i ricercatori attribuirono il loro movimento a forti venti. Tuttavia, per spostare massi così pesanti, servirebbero venti ben più forti di quelli registrati. Nel 1955, i geologi iniziarono a considerare un'altra possibilità oltre al vento: nelle fredde notti invernali, infatti, la superficie del deposito d'acqua ghiaccia, facilitando lo scorrere delle pietre.
Nel 2011, alcuni scienziati americani hanno dotato delle pietre di GPS e le hanno monitorate, attraverso telecamere time-lapse. Tuttavia, per ben due anni, non è accaduto nulla di rilevante. Poi, una mattina d’inverno, le condizioni cambiarono: lo strato ghiacciato che copriva la piana iniziò a fondere e a creparsi, formando lastre più piccole. Quando il vento soffiava a circa 15 km/h, queste lastre iniziarono a scivolare sul sottile deposito d’acqua sottostante, trascinando i massi lungo la piana.
Da questo monitoraggio, possiamo trarre alcune conclusioni importanti.
Innanzitutto, le condizioni necessarie per il movimento delle rocce sono piuttosto rare: il deposito d'acqua deve congelarsi in uno strato di ghiaccio abbastanza spesso da permettere lo spostamento di un masso, ma al contempo sottile da potersi rompere. Inoltre, contrariamente a quanto si pensava, non sono necessari venti forti per avviare il movimento.
Queste scoperte, non solo approfondiscono la comprensione del fenomeno, ma offrono anche un affascinante sguardo su come interagiscono gli elementi atmosferici e geologici nella creazione di questo straordinario spettacolo naturale.
Giulia Modica e Gioia Scifo
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