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Manuale dello schermidore: get up stand up

Alziamoci e ribelliamoci.

Ribelliamoci per i diritti del corpo.

Alziamoci di fronte a Giorgio Avola, schermidore modicano pluripremiato, pioniere della dual career studente-atleta qui in Italia.

Caro Giorgio, posso dire che giovedì hai cambiato la nostra vita. Sarebbe bello dire che la vita è un bellissimo deserto che si trasforma in oceano come cantavano gli America, ma non è così, sarebbe un’assurda menzogna. La strada è lunga, in salita e piena di curve, ma come dicevi bene tu, Giorgio, sono le difficoltà, le sconfitte che definiscono ciò che siamo.

Mi ricordi le sagge parole di Rudyard Kipling incise all’ingresso del Centre Court di Wimbledon, tempio del tennis: “Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina e trattare allo stesso modo questi due impostori”…

Impariamo ad amare anche le sconfitte, saranno i nostri fallimenti a dare il sapore alle nostre vittorie.

Ma la società di oggi, purtroppo, è basata su record da battere. Abbiamo una visione distorta del successo. L’unica cosa che conta sono le medaglie. In realtà non abbiamo idea di quello che la gente ha vissuto per arrivare lì. Giorgio non è definito dalle sue vittorie, ma dalle sue sconfitte, come ha ben detto lui stesso.

Per vincere bisogna prepararsi a vincere ogni giorno. Ciò che struttura la forza interiore per affrontare i momenti di difficoltà sono quei piccoli momenti in cui ogni giorno non hai voglia di fare una cosa e la fai. Sono questi i momenti che ti rendono forte e ti fanno arrivare al risultato.

“Impegnati ogni giorno per guadagnarti il tuo diritto di diventare ciò che vuoi essere”, come diceva perfettamente Michael Jordan.

Seguiamo la “regola della patente” di Giorgio, partiamo dal presupposto che ognuno può raggiungere il successo. Con questo Giorgio non intendeva il successo globalmente riconosciuto, ma il proprio successo personale.

Non ascoltate le persone che vanno contro di voi, contro il vostro sogno. Ascoltate il vostro cuore, che, come Giorgio ci ha insegnato, si può controllare attraverso il respiro per mantenere meglio la concentrazione.

Del resto, il rischio più grande è di non rischiare niente. Rischiamo, sbagliamo, viaggiamo, facciamo le nostre esperienze. Quello di Giorgio è un invito alla conoscenza, alla tolleranza. Sarebbe uno spreco per l’umanità non sfruttare i mezzi che abbiamo a disposizione oggi, siamo una delle generazioni più fortunate della storia. Perché il coraggio non è rimanere, ma ritornare nelle nostre terre.

Giorgio ci parla di un mondo, fantascientifico per noi italiani, dove lo sport è perfettamente conciliabile con lo studio, realtà invece in altri posti, come in Nord America.

Purtroppo in Italia siamo tutti suddivisi per compartimenti stagni, come ben diceva Giorgio. Noi non siamo dei robot, non siamo macchine che immagazzinano informazioni, siamo qualcos’altro: siamo musicisti, pensiamo alla Quintino’s band, siamo attori, pensiamo al gruppo teatro, siamo sportivi. Lo sport è inscindibile dallo studio. Aristotele diceva: la materia (il corpo) e la forma (l’anima) sono un sinolo, sono inscindibili. A tal proposito, anche le ore di educazione fisica sono preziosissime.

Quello che costruiamo oggi noi ragazzi lo porteremo per sempre con noi. Come dicevano i genitori di Giorgio: “Il legno va piegato quando è verde”.

Noi, caro Giorgio, siamo un po' più fortunati di te, perché abbiamo un esempio da seguire, il tuo.

Sofia Maria Ciavorella

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