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NOI, LORO, GLI ALTRI

  • Immagine del redattore: Scicliceo
    Scicliceo
  • 22 dic 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Cosa aspettarsi dal “king del rap” quando lo stesso titolo del suo settimo album in studio recita queste parole dal sapore pirandelliano? Se “Persona”, importante album del 2019, nasceva da una profonda analisi del proprio Io, il nuovo album di Marracash allarga decisamente la visuale ad una cerchia numerosa di persone - come suggerito dal titolo e dalle copertine - che si presenta come evoluzione del precedente sotto svariati punti di vista: maturità di tipo lavorativo-personale, contenuti, flow, ritornelli, punchline. Un’analogia è invece rappresentata dall’essere, tipico di entrambi, un “concept album”, le cui canzoni sviluppano in chiavi differenti il medesimo tema. Il disco, attraverso 14 tracce, di cui 3 featuring (con l’amico Gué, il fenomeno del momento Blanco e l’inaspettato Calcutta) e 2 skit (sketch umoristici), di cui uno con protagonista a sorpresa Fabri Fibra e uno muto, come a costituire una breve pausa dall’ascolto, che ci offre 00,28 s di una canzone dei Dumbo Gets Mad. Indagati sono la relazione fra singolo individuo e società e quella fra vero e falso, dai sottili confini. In una dimensione sempre più di cantautore, che però non rinuncia a certi lati “tamarri” tipici del genere, Marracash rivendica da un lato il diritto all’identità, dall’altro il dovere alla visione d’insieme. Alla base delle produzioni sonoro-musicali vi sono Marz e Zef. A partire dal brano di apertura, “Loro”, si enuncia il confine tra quel che è e non è e ci si oppone al nostro costante (e attuale) trovarci in uno Squid Game; in “Pagliaccio” troviamo un attacco alla scena italiana e il rap colto si fonde incredibilmente in simbiosi all’inserimento di alcuni stralci della lirica “Vesti La Giubba”; “Love” ha rimandi all’hip hop americano anni ’90 nel suo classico tema della bromance; “Io”, primo pezzo cantato, dal suono pop, rivela una ripresa su piano musicale de “Gli angeli” di Vasco, su quello tematico delle maschere pirandelliane, introspettivo; “Crazy Love”, dal maturo testo amoroso, cela un feat nascosto con Mahmood ascoltabile al 02,53 sec; “Cosplayer” richiama con tono acido all’empatia; “Dubbi” è un analisi dialogica di sé stesso; “Laura ad honorem” vede protagonista una ragazza ai margini; “Noi” descrive momenti di vita con gli amici; “Gli altri” riprende “Giorni stupidi” di Rokas; “Nemesi” ha tono oscuro e acceso; in chiusura “Cliffhanger” è un brano di massiccia tecnica a partire dal titolo dell’omonimo film con Stallone, la cui musica si rifà a Verdi. Come non notare nei titoli, nella scelta dei temi trattati e nel modo di trattarli puramente riconoscibile, ma in veste innovativa dati i richiami ad altri artisti di spessore sopra citati cui il suo stile pare legarsi senza problemi, a dimostrazione della sua grandezza, che tutto ciò renda possibile un disco tanto eterogeneo, poliedrico, intrattenente e mai banale: oltre a quanto di geniale già si coglie, vi si celano sorprese e apporti occulti (feat presenti ma non accreditati), in un miscuglio di parlato, cantato e persino urlato. Che Marracash sia il <<rapper preferito dal tuo rapper preferito>>? Se così fosse, sarebbe direttamente il nostro già da prima, e gli ascolti parlano, in attesa che a sentirsi possa essere anche la voce dei suoi fan ai concerti del prossimo anno!

Lisa Caruso

 
 
 

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