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Orgoglio e pregiudizio

Come i più sapranno, si tratta di un classico della letteratura. Ma non un classico nell’accezione di “solito” o “datato”, bensì per la portata del significato che rimane pressoché immutata nel tempo. Allora è interessante capire quanto la percezione dell’orgoglio e del pregiudizio sia mutata proprio durante questo tempo. Da un sondaggio al quale ha partecipato un campione di 35 persone della nostra fascia d’età, emerge con evidenza che la maggior parte ritiene che l’orgoglio possa anche fruttare bene; mentre a un altro quesito, che chiede quanto il pregiudizio influenzi la conoscenza di persone nuove, una buona percentuale di persone (32%) preferisce optare per il pregiudizio; tuttavia la maggioranza preferisce partire da zero, senza presupposti.

Premessa fatta, ci si può approcciare alla trama. “Orgoglio e pregiudizio”, scritto da Jane Austen, viene pubblicato nel 1813 e da allora rimane l’archetipo della composizione equilibrata e graziosa. Inoltre, in quanto classico, è un libro della vita: l’ambientazione è basata sull’Inghilterra preindustriale dei primi dell’Ottocento, tra campi estivi, campi fangosi, foglie autunnali e uniformi militari rosse; i costumi e gli usi sono alquanto lontani dai nostri, ma la gente è sempre la stessa! Tra orgoglio, malintesi e stupore, la costante atemporale è il pregiudizio. Citando una battuta del romanzo: “Chi lo avrebbe mai detto!” esclama Jane, personaggio secondario, che si trova immobilizzata da un’informazione che non si aspettava perché la sua mente aveva elaborato, tra accaduti e dicerie, un pregiudizio che la sviava dalla verità; è proprio la diceria le fil rouge che collega le vicende.

Le vicende narrate sono elettrizzanti, ma l’autrice è riuscita a creare delle pause che tranquillizzassero gli animi allibiti dai continui sconvolgimenti. Inoltre Jane Austen definisce i profili psicologici dei personaggi, non lasciandosene sfuggire nemmeno uno. La protagonista è Elizabeth, ragazza medio-borghese bella ma non bellissima, acuta e intelligente tanto da attrarre – senza volerlo consciamente - il miglior partito desiderabile. Al contrario, le sorelle e la sciocca madre hanno l’obiettivo di accaparrarsi uno scapolo con una buona rendita; diversamente, il padre è un uomo insensibile e ironico che tenta di sfuggire a questa ipocrisia familiare. Di estrema comicità il personaggio del reverendo Collins, un uomo inetto tranquillizzato dal fatto di essere protetto da una nobildonna, essendo in realtà sfruttato da quest’ultima come una marionetta. D’altro canto, Mr. Darcy costituisce uno dei personaggi più intriganti, con il suo acume e il suo modo di fare fraintendibile: tutti quelli che lo conoscevano da poco pensavano fosse il più orgoglioso tra gli orgogliosi, ma era l’inferiorità sociale della gente che rendeva possibile la creazione dei pregiudizi con cui fraintendere i suoi modi pacati ed educati.

Fermo restando che, se utilizzato con parsimonia e nell’accezione di “fierezza”, l’orgoglio può portare a rapporti interpersonali equilibrati e a una maggiore sicurezza in se stessi, in modo più o meno omogeneo, tutti i personaggi del romanzo serbano orgoglio. Mentre tra tutti i pregiudiziosi spicca Jane, precedentemente citata: lei al contrario è assai ingenua e pensa sempre troppo positivamente riguardo agli individui che incontra durante il suo cammino.

Questo classico è infine anche un romanzo di formazione. Elizabeth da principio sostiene che in amore non si possa “mutare la sostanza dei principi e dell’integrità morale”. Ciononostante, il suo pensiero si evolve fino a sostenere in conclusione che “nessuno pensa alle virtù quando si innamora”.

Si badi bene: pregiudicare è ignorare!

Andrea Pisana



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