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Paolo Mendico, una tragedia che ci deve far riflettere

  • Immagine del redattore: Scicliceo
    Scicliceo
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 2 min

“Paoletta”, “femminuccia”, “Nino D’Angelo”: questi sono alcuni dei molteplici commenti offensivi verso Paolo Mendico, un ragazzo di 14 anni proveniente da una delle province di Latina, che riceveva dai suoi compagni di scuola media e, successivamente, anche di scuola superiore.

L’undici settembre 2025, nella sua cameretta, Paolo si è tolto la vita a poche ore dall’inizio del primo giorno di superiori: un suicidio scaturito dal bullismo estenuante e ripetitivo, che riceveva ormai da anni. Paolo era preso di mira a causa dei suoi “lunghi” capelli biondi, motivo per cui i compagni lo deridevano. I genitori dell’adolescente, a conoscenza da tempo delle ingiustizie che egli sopportava ogni giorno, avevano messo al corrente il dirigente scolastico e gli insegnanti molte volte ma, nonostante ciò, il bullismo nei confronti di Paolo non è mai cessato.

Inoltre, in un’intervista, il padre Giuseppe Mendico ha affermato di aver chiesto aiuto ai genitori dei ragazzi che molestavano il figlio, senza ottenere mai risposte o interventi concreti. Paolo – come ha affermato la madre – era un ragazzo dolce, educato e molto amato dalla famiglia. È stato vittima non solo della crudeltà dei suoi coetanei, ma anche della totale indifferenza del personale scolastico e dei genitori di coloro che lo hanno portato a compiere un gesto così estremo.

Ci sono molti aspetti tragici di questo caso su cui sarebbe fondamentale soffermarsi: dal menefreghismo dei genitori i cui figli hanno istigato un povero ragazzo al suicidio, a chi – pur avendo il potere per poter mettere fine a delle ingiustizie – ha deciso di voltare le spalle al problema. E poi, soprattutto, i ragazzi stessi: ragazzi così crudeli da riuscire a porre fine alla voglia di vivere di un figlio, uno studente, un nipote, un bambino.

                                                                         

                                                                                                                                                                      Clara La China

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