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Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra

Gino Strada è l’autore di questo (a parer mio) magnifico libro.

Ma chi era Gino Strada? Era un chirurgo e uno dei fondatori di Emergency, l’associazione italiana per la cura e la riabilitazione gratuita delle vittime di guerra e in particolare delle mine antiuomo, con la quale è stato impegnato su tutti i fronti di guerra, dall’Afghanistan alla Somalia, dall’Iraq alla Cambogia e al Sudan: il libro è la raccolta di memorie relative a queste esperienze. Il titolo fa riferimento ad un tipo di mina antiuomo utilizzata purtroppo nei recenti conflitti, definito così in quanto caratterizzato da una “geometria ad ali”, che si presenta di colore verde. I fatti narrati trattano di costruzioni di ospedali destinati però ad essere distrutti a colpi di mortaio, di storie di bambini, ragazzi e adulti mutilati, senza futuro in uno scenario di guerra; racconta dei soccorsi in mezzo alle macerie e della vita dei colleghi e volontari che Gino Strada ha incontrato durante il suo servizio, mostrando la guerra in tutta la sua brutale atrocità. Si tratta di un libro “crudo”, inadatto a persone deboli di cuore per il modo esplicito in cui vengono narrati i fatti: fa male immaginare come un bambino che gioca in un campo, mentre pascola il suo bestiame, si ritrovi in una frazione di secondo mutilato o ucciso da quelle mine che all’apparenza sembrano dei giocattoli, dato che in fondo lo scopo è proprio questo, far sì che siano scambiate per un giocattolo. Ancora una volta frequentemente le vittime sono bambini innocenti, ma anche uomini e donne adulti che cercano semplicemente di scappare da quell’inferno che il destino ha loro riservato.

Eppure, al giorno d’oggi tutto ciò non dovrebbe esistere; che insegnamenti ci ha dato la storia altrimenti? Ciò che non concepisco è come faccia l’uomo ad uccidere un suo simile o a condurlo in fin di vita pur di sopraffarlo e ottenere “potere”. Vi riporto una frase in particolare che mi ha colpita: “Dunque, chi salva una vita, salva l’intero universo e così progetta la salvezza di noi tutti.” Quello del chirurgo di guerra, come disse Strada, deve diventare un mestiere. Ma quanto sarebbe bello se invece questo mestiere non esistesse, se le guerre non esistessero?

Sofia Di Rosa


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