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Qatar 2022: il mondiale della vergogna

Giocare un mondiale con la propria nazionale, si sa, è il sogno di ogni bambino che inizia a calcare ogni campo di calcio e nell’immaginario collettivo è ormai uno degli eventi sportivi più attesi da tutto il mondo.

Per gli stessi calciatori la possibilità di partecipare alla Coppa del Mondo è un onore ed un privilegio, prendendo spunto da una dichiarazione di Fabio Cannavaro, che un Mondiale lo ha vinto: “chi vince un Mondiale rimane per sempre nella storia del gioco”.

Per quanto riguarda il Paese ospitante la competizione, nel corso della storia non sono mancate polemiche a riguardo. Uno degli esempi più eclatanti è sicuramente la Coppa del Mondo disputatasi in Argentina nel 1978, durante il temibile regime di Jorge Videla, personalità i cui ideali erano ben lontani da quelli di cui questa competizione dovrebbe essere portatrice.

L’assegnazione dei Mondiali ad un paese come il Qatar ha fin da subito suscitato scalpore ed indignazione, data la situazione politica e sociale del paese arabo e le norme sui diritti umani praticamente mai prese in considerazione. Di seguito alcuni comportamenti che ogni tifoso allo stadio dovrà mantenere, per evitare la galera o, anche in casi straordinari, la morte:

  • Abbigliamento consono ad un certo pudore, evitando gonne corte e pantaloncini, cercando di coprire in ogni modo le spalle;

  • Limitare qualsiasi manifestazione di intimità pubblica, sia per coppie eterosessuali che omosessuali;

  • Divieto di stretta di mano ad una donna islamica, in quanto sarebbe irrispettoso;

  • Limitare ogni tipo di imprecazione il più possibile;

  • Vietato nel modo più assoluto istigare un qualsiasi uomo ad avere un rapporto di sodomia, pena la morte.

Oltre a queste limitazioni, a tratti ridicole e profondamente arretrate visto il contesto sociale in cui viviamo oggi, gli scandali dietro l’organizzazione di questa competizione non terminano qui. Infatti, per le realizzazioni degli impianti di gioco (ben 11) e delle infrastrutture necessarie per ospitare il Mondiale, lo sfruttamento dei lavoratori migranti da parte dei datori di lavoro ha toccato picchi quasi mai raggiunti. Essi controllano in modo eccessivo la vita dei loro operai, potendo costringerli a lavorare un numero di ore disumano con un compenso irrisorio, ed inoltre impedendo loro di cambiare mestiere. La tutela nei confronti dei lavori è praticamente assente, anche dal punto di vista della sicurezza. Di seguito un dato sconvolgente: dal dicembre 2010 sono morti 6500 lavoratori migranti, con una media di circa 12 a settimana. Tutto ciò per organizzare una manifestazione che dovrebbe portare con sé gioia, uguaglianza, fratellanza e rispetto nei confronti ogni nazione.

Una dichiarazione che fa rabbrividire è stata rilasciata dall’attuale presidente della FIFA Gianni Infantino alle famiglie degli operai morti sul lavoro: “Sono morti con orgoglio costruendo gli stadi che saranno sede di uno dei migliori mondiali di sempre”

Parole che hanno suscitato e continueranno a suscitare ondate di sdegno da parte di chi crede nei veri valori di questo sport e in generale dell’umanità, perché una vita umana varrà sempre di più rispetto a qualsiasi introito economico.

Giovanni Aprile e Andrea Bonincontro



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