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Reportage della catastrofe in Emilia-Romagna

Il 16 maggio l’Emilia-Romagna, e in particolare Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna, sono state vittime di un evento catastrofico mai registrato prima: tali città hanno subito una terribile alluvione che ha seminato panico e preoccupazione tra gli abitanti. Molti si sono interrogati circa le cause che hanno portato al verificarsi di questo fenomeno: innanzitutto bisogna tenere a mente che l’Emilia-Romagna supera il 2% nell’indice di rischio idrogeologico, che è un dato relativamente alto se comparato alle altre regioni italiane. Tuttavia, l’indiziato principale sembra essere il cambiamento climatico: i ricercatori sostengono che questo si stia manifestando attraverso l’incremento delle variazioni climatiche e il susseguirsi di eventi estremi, anche opposti (siccità e alluvioni). Infatti, anche la siccità è considerata paradossalmente una delle cause primarie dell’alluvione, in quanto i terreni aridi e secchi sono risultati incapaci di assorbire le ingenti quantità di acqua che vi si sono riversate. Per di più, nonostante qualcuno avesse visto in queste piogge l’occasione per compensare la siccità del territorio, ciò è stato poi smentito da alcuni commentatori, i quali hanno dichiarato che “In realtà, eventi intensi e concentrati molto spesso su bacini di dimensioni limitate non sono in grado di produrre significative variazioni nelle riserve di falda”: bisogna dunque solamente accettare che il clima sta cambiando, trascinando con sé degli effetti ormai evidenti. Questo brusco alternarsi di piogge intense e siccità, che caratterizza il cambiamento climatico, ha implicazioni significative anche per l’ambiente, per l’agricoltura e per la società umana poiché riduce le riserve idriche e aumenta il rischio di frane e di tragiche alluvioni. Per esempio, le radici degli alberi imbevute d’acqua rischiano di essere già deteriorate e si calcola che, di questi, circa 15 milioni siano irrimediabilmente danneggiati e, quindi, da estirpare. Questo ha un impatto non solo regionale ma anche nazionale: una prima stima evidenzia un calo della disponibilità di frutta per le prossime settimane del 15-20%, con un conseguente aumento dei prezzi ancora più rilevante di quello che vi era già prima dell’alluvione.

Inoltre, occorre garantire acqua, cibo e protezione a tutti gli animali da allevamento presenti nel territorio. Il dato più allarmante è, però, quello riguardante il numero di persone morte o evacuate: il bilancio ufficiale è di 23.081 evacuati, 2.663 ospitati nelle strutture di accoglienza e 15 morti (alcuni per salvare i propri animali, altri rimasti intrappolati nei piani bassi delle loro case). Tra i danneggiati vi sono sicuramente tutte quelle persone che hanno visto il proprio lavoro andare in frantumi: per esempio Sebastiano Caridi, uno dei nomi più importanti dell’Accademia Maestri Pasticceri italiani, nonché titolare di una bottega di alta pasticceria e formazione presso Faenza, anch’essa inondata. “Noi abbiamo fatto sette anni fa quasi due milioni e mezzo di investimento, ma non è solo quello. E’ proprio il ritrovarsi dall’oggi al domani senza niente che un po’ ci tocca. Anche perché abbiamo impostato tutta la nostra vita sul lavoro. Abbiamo 40 dipendenti; che qualcuno ci consideri! Abbiamo bisogno che lo Stato ci dia una mano.” Proprio a questo proposito personalità politiche come la segretaria del Pd Elly Schlein hanno proposto di aumentare i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destinati al contrasto del dissesto idrogeologico, a partire dai 2,5 miliardi di euro (di cui 228 milioni per l’Emilia-Romagna) già previsti. Dunque non ci resta che augurarci che questi nuovi fondi vengano investiti al meglio, al fine di promuovere quanti più interventi possibili.

Alessandra Occhipinti e Giuseppe Di Benedetto


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