1992, Barcellona: i giochi della XXV Olimpiade si svolgono proprio nella sede in cui spiccano le torri della basilica della Sagrada Familia e a ricordarli è il motivo di una canzone lirica-pop,il cui incipit sembra rievocare l’atmosfera natalizia. Protagonisti di questo mix musicale sono Freddie Mercury e una soprano d’eccellenza,tra le voci liriche più grandi al mondo: Montserrat Caballè, la quale da poco ha lasciato gli affetti e la città per la quale nel 1987 firmò uno dei suoi più famosi successi, Barcelona, un inno al posto in cui un amore è nato, al luogo del primo incontro,guidato dalla magia di un sogno che sembra avvolgere tra le sue sfumature chi lo ascolta,tramite le parole,intonate dai due artisti.
Qui si fa spazio ad un’originale variazione di tonalità diretta dalla Caballè,che attribuisce ad ogni parte l’intonazione più adatta, mascherata da un velo di leggerezza e armonia che riporta alla “Divina” Maria Callas, soprano statunitense grazie alla quale si riaffermò l’arte lirica nei teatri e si riscoprì il repertorio italiano della prima metà dell’Ottocento; fu infatti lei a designare come erede Montserrat,non solo per la sua estensione vocale,ma in particolare per la sua capacità interpretativa del brano,come fosse un monologo recitato da un attore. Debuttò con La Bohème,regalando altre emozioni con i capolavori di inizio ‘800: Tosca di Puccini,Arabella di Strauss & Richard,Norma di Bellini,Lucrezia Borgia di Donizetti o ancora Aida di Verdi,per poi registrare gli album Barcelona Games e Friends for life in duetto con altri musicisti,tra cui proprio il re dei Queen,col quale realizzò pure How can I go e The golden boy. È stata descritta fino alla fine come “l’ultimo soprano assoluto del belcanto del Novecento”; la “Superba” era il suo soprannome,anche se contrariamente al titolo attribuitale dai giornali ribadiva sempre: “Non mi considero una leggenda,né l’ultima diva…l’unica cosa che ho fatto è stata di fare bene il mio lavoro,nel miglior modo possibile,al più alto livello”. In fondo,forse la vera “superbia” non era altro che l’unione di passione e umiltà.
Giulia Arrabito
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