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Via libera al ponte sullo stretto

“È una decisione storica, definitiva, attesa da più di 50 anni. Non è il ponte di Messina, è il ponte degli italiani". Ha detto il vicepremier Salvini.

È così che ci viene annunciato l’avvio dei lavori a partire dal 2024 per la costruzione di una delle opere di architettura più grande e più discussa degli ultimi decenni e che si concluderebbe nel 2030.

Eppure, dietro a questa grande decisione, c’è molta incertezza e titubanza da parte non solo dei cittadini italiani, ma anche di esperti che hanno approfondito effetti e cause dell’ingente costruzione.

Uno dei grandi dubbi si rivolge alle possibili conseguenze sull’ambiente. Infatti, nel caso della costruzione di un ponte a campata unica, quindi completamente sospeso (che sarebbe il più lungo al mondo dato che la sua lunghezza sarebbe di 3300 metri) comporterebbe comunque la realizzazione di piattaforme poste proprio sul fondo dello stretto, le quali “disturberebbero” la flora e la fauna marina. Ed è proprio qui che nasce il disaccordo, perché come annunciato dal vicepremier, si tratterebbe di un’opera green e che comporterebbero oltre 100 tonnellate in meno di Co2 e mare più pulito.

Ma le perplessità non finiscono qui. Oltre al problema ambientale c’è un problema geologico ed economico. Infatti, la zona dello stretto è caratterizzata da una zona formata da placche e microplacche che si muovono in direzioni diverse (oltre alla presenza di faglie) che rendono la zona molto sismica. In particolare, la zolla africana, a cui appartiene la Sicilia, che si muove verso sud-ovest e la zolla eurasiatica che si muove verso nord-est. A questo si aggiunge il mar Tirreno che si muove verso est. La velocità di spostamento delle placche è di 0.5-0.8 mm l’anno, quindi con una rapidità che porta grandi dubbi sulla realizzazione di una costruzione così imponente. D’altra parte, dalla realizzazione di più di 8.000 elaborati progettuali è emerso che il ponte sarebbe in grado di reggere fino a scosse di magnitudo 7,1 (come quelle del terremoto del 1908 che distrusse Messina e Reggio Calabria). Per quanto riguarda l’aspetto economico ci sono spese accumulate sia per le fasi di progettazione negli scorsi decenni, sia per la liquidazione della società “Stretto di Messina Spa”, che superano i 300 milioni di euro.

In passato, il costo complessivo per realizzare l'opera era stato stimato in 6,6 miliardi di euro. Oggi, tenendo conto dell'inflazione e dell'aumento dei costi, secondo il governo sono diventati 13,5 miliardi di euro e potrebbero andare oltre i 15 miliardi di euro; questo potrebbe portare anche al rischio di infiltrazioni criminali negli appalti, forniture e consulenze.

Probabilmente uno degli aspetti positivi riguarderebbe l'occupazione: non ci sono stime precise, ma Salvini ha parlato di "decine di migliaia di persone" coinvolte nella realizzazione del ponte. Oltre alle imprese di costruzione, ci sarebbero tutte le aziende dell'indotto collegato.

L’uomo è capace di fare cose incredibili, per cui, se il progetto fosse un progetto di altissimo livello, potrebbe reggere al contesto geologico avverso. Questo ponte di 3300 m è una nuova sfida.

Sarah Vaccaro e Sara Manenti

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